Spesso sento dire da persone che hanno iniziato un percorso di crescita personale: “io vorrei cambiare, ma è difficile!”, e quindi solitamente inizia un elenco di tutte queste difficoltà: i condizionamenti interni sono molto forti, l’educazione ricevuta è vincolante, la società rema contro, gli ambienti di lavoro sono tossici, i genitori, i traumi subiti, …

Tutte cose vere, peraltro. Ma quello che spesso sfugge è che tutte queste non sono altro che lamentele. Per cui siamo di fronte a una scelta: o impiegare tutto il nostro tempo a dirci quanto è difficile cambiare, elencando ed analizzando accuratamente i motivi per cui è difficile, oppure chiederci cosa possiamo iniziare a fare adesso per andare nella direzione del cambiamento che auspichiamo.

Certamente è difficile ottenere dei cambiamenti personali. Tutte le cose che valgono e che vale la pena di conquistare presentano delle difficoltà e richiedono un impegno. Se voglio diventare violinista devo studiare molte ore, se voglio scalare una montagna devo fare molto allenamento.

C’è come l’idea infondata per cui quell’impegno e allenamento che riconosciamo necessario in ambito sportivo o musicale, in ambito psicologico non sia necessario. In ambito psicologico si dovrebbe riuscire ad ottenere tutto e subito, a cambiare senza metterci impegno, il cambiamento dovrebbe arrivare così, magicamente, ad uno schiocco di dita.

Ma questo presupposto è da sfatare: anche in campo psicologico ci vuole allenamento e impegno, il che non significa essere duri e severi con se stessi: serve un impegno retto, intelligente, armonioso, un “retto sforzo”, come si dice nel buddhismo.

E le lamentele? Possiamo anche iniziare a vederle per quello che sono: lamentele appunto, non tanto insormontabili dati di fatto. Espressioni di parti di noi che resistono al cambiamento, che, come tutte le parti interne che remano in direzioni contrarie, hanno bisogno principalmente di essere riconosciute, ma senza identificarsi. Possiamo ascoltarle, comprendere le loro esigenze, le loro intenzioni positive, e quindi lasciarle andare.

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